Articoli

Gazzetta del Mezzogiorno 11 gennaio 2021

Articoli sulla mostra Il Sentiero del Viandante Innamorato presso il Portico dei pellegrini, Bari, agosto 2021

Articoli sulla mostra diffusa de Il Sentiero del Viandante Innamorato a Bari, ottobre 2020

Gazzetta del Mezzogiorno, giugno 2017

Articolo pubblicato sul quotidiano Corriere della Sera, martedì 4 Giugno 2019, sul nuovo progetto artistico di Tarshito “Il sentiero del Viandante Innamorato”

L’artista coratino Tarshito si innamora della comunità Huichol de Guadalupe

Il Colore dell’acqua: Tarshito (The color of Water: Tarshito, Art & Deal, Dicembre 2017)

  •  di Katie Lazarowicz

Qual è il colore dell’acqua?  Tra risa e canti che riempiono le sale vibranti del Tribal Museum in Madhya Pradesh, un tributo alle tradizioni viventi dell’India Venkat Raman Singh Shyam, l’artista della Gond Art,  famoso a livello internazionale, elegantemente applica increspature di grigio su tele color crema. Qui, l’ombra è il colore dell’acqua. I caratteristici tratti a squama della pittura Gond popolano lo spazio di questo “fiume” immaginato. La forma di un elefante emerge dalle rive. Questo elefante-fiume si evolverà nei mesi a venire, assumendo un nuovo aspetto, dopo aver viaggiato in Italia per il completamento presso lo studio dell’artista italiano, Tarshito. Una volta completato, tornerà in India, con altri sette dipinti simili a questo.

Prima che questo fiume dipinto sfoci in Italia, Venkat Raman Singh Shyam riempirà il fiume con più colore.

Questo elefante, egli spiega, non vive nell’acqua, ma si solleva sopra di esso. La forma su tela è solo l’ombra della creatura nell’acqua. Quest’acqua, che non ha colore,  riflette come uno specchio. Allo stesso modo, il dipinto è uno specchio dell’immaginazione dell’artista. Urtha Haathi, questo elefante volante è più grande della vita. Consuma l’intero spazio di questo fiume. Per Venkat questa espressione è in sintonia con le più grandi mitologie collettive e storie originarie del Gond. Questo dipinto è solo un’espressione dell’arte Gond creata con Tarshito, da diversi artisti che partecipano al progetto, Seven Holy Rivers. È iniziato a Bhopal nell’ottobre del 2017 e sarà esposto a Delhi il prossimo anno 2018. Il fiume di Venkat è solo una parte della storia.

Tarshito arrivò a Bhopal con un’ambizione più quieta. Come parte di un tour mondiale, egli stava cercando un artista Gond per rappresentare l’India nel “Il sentiero del viandante innamorato”, un enorme rotolo che viaggerà in un totale di otto paesi. Venkat è stato onorato di poter farne parte. Ha dipinto una processione nuziale in stile Gond, che danza attraverso una sezione di 1,5 metri. Lo spirito del “La via del viandante innamorato” è un’unificazione globale attraverso l’arte. L’impossibilità di viaggiare in ogni paese ha portato Tarshito ad atterrare su un numero di otto paesi, come rappresentazione dell’infinito. Nel luglio 2017 questo rotolo è iniziato con la tribù Huichol di Guadalupe Ocotàn in Messico. Dopo l’India,  Tarshito viaggia verso gli artisti del Perù,dell’Australia, del Nepal, della Cina e verso altri luoghi ancora da definire. Le figure popoleranno le vette e le valli di una “processione” attraverso il nuovo mondo di Tarshito con una geografia mista. Visite come questa in India, segnano il ritorno migratorio di Tarshito al subcontinente, la sua ultima mostra “solista” in India nel 2011, in occasione della 54° Biennale di Venezia dell’Istituto Italiano di Cultura.

Per decenni, questo designer appassionato è tornato in India per co-creare e celebrare molte delle tradizioni viventi indiane. La sua prima grande mostra fu nel 2001 al Museo dell’artigianato di Delhi. Il suo processo contemporaneo, si basa su decenni di sperimentazione con comunità di scultori di terracotta, vasai, tessitori e pittori che rappresentano una serie completa di artisti tribali e folk indiani. Oggi il lavoro di Tarshito rappresenta spazi che danno forma a un nuovo modo di pensare alla geografia del nostro mondo. Questa formazione di nuovi spazi, che lui chiama il “nuovo continente”, è tracciata in trame di bianco e grigio. I nomi familiari di città e paesi sono piegati e riorganizzati. Questa morfologia sconvolge l’idea di stati e nazioni. Piega il modo in cui comprendiamo la forma dei continenti e il tempo che li ha formati. Visualizzando l’andamento di questo viaggio, uno immagina la possibilità di questo tipo di unità globale. Questo “nuovo continente” nel lavoro completato, chiama lo spettatore a trascendere le identità politiche  che limitano il nostro senso di connessione l’uno con l’altro.

Il processo di creazione dei Seven Holy Rivers ha riunito un gruppo eterogeneo di artisti all’interno della stessa comunità Gond. Tutto ha funzionato come una sola famiglia, attirando un enorme pubblico al museo tribale, dove il lavoro ha avuto inizio cerimoniosamente. Il risultato, quando le opere saranno co-create in Italia con un’estensione del nuovo continente su tela, romperà gli schemi di ciò che significa essere un artista indiano o italiano. Non si può semplicemente dire che queste opere siano “made in India” o “made in Italy”. Esse sono contemporaneamente, l’uno e l’altro. Allo stesso modo, è difficile chiamare uno qualsiasi degli spettacoli di Tarshito un “solo”, quando ci sono mani così diverse coinvolte nella messa in opera. Questo progetto di creare Seven Holy Rivers è stato alimentato dalla buona fortuna e dal rapido coinvolgimento della comunità Gond. Nel suo primo giorno a Bhopal, Tarshito ha incontrato gli artisti Gond che sarebbero stati coinvolti in questo progetto. La visione di Tarshito è rapidamente diventata una realtà. Durante la riunione iniziale nell’Indian Coffee House di Bhopal, è stata  necessaria una grande quantità di trattative. Artisti maturi come Vankat e Anand Shyam, impulsivamente incerti per le aspettative diverse che avevano sul  prezzo del loro lavoro, mentre gli artisti emergenti, come Nilesh Urveti, erano più desiderosi di salire a bordo. Il compromesso è stato raggiunto. Il progetto si è rapidamente moltiplicato in quanto le mogli di ciascun artista, pittori abili e affermati a pieno titolo hanno co-firmato il progetto (che doveva essere completato in soli cinque giorni)e tutti erano pronti a mettersi al lavoro. Seven Holy Rivers ha richiesto a ciascun artista di sviluppare delle idee in modo indipendente, ma di lavorare insieme. Per Tarshito, questo modo di creare è un’espressione della propria ispirazione. L’entusiasmo con cui ciascuno ha scelto la propria tela del “sacro fiume ha incarnato l’apprezzamento della natura, tipico degli artisti Gond. Le opere di Tarshito in India hanno chiesto a lungo a maestri e agli artigiani locali di avventurarsi più profondamente nelle loro tradizioni consolidate. Più che adornare una tela su cui Tarshito aveva delineato le sponde di ogni fiume, più che sforzarsi di realizzare bellissimi dipinti, questi fiumi sono rappresentazioni sensibili delle intuizioni personali di ogni singolo artista. Sono personali, ma fanno parte di uno sforzo organico unificato. La gioia con cui il progetto si è riunito era palpabile. Ogni artista ha preso la tela con il luccichio della scintilla di luce negli  occhi che si manifesta quando giunge un’idea. Con questa luce, arriva il gioco.  Essa, per la gioia del singolo artista, ha assunto molte forme diverse su questi sette fiumi.

Venkat e il suo imminente elefante ci ricordano che l’acqua, infatti, non ha colore. È colorata dal mondo che lo circonda. Per il suo fiume, il Saraswati – un fiume  da lui immaginato – il mito dell’elefante volante è appropriato, così come il modo in cui questa figura proveniente da un regno intangibile poggia sulla materia della sua tela. Al contrario, c’è un tipo viscerale di realismo negli altri sei fiumi, ciascuno con i propri colori per l’acqua, offerti negli spazi profondamente contemplativi di questo progetto. Ad esempio, le serie di immagini più ecologiche si trovano nel lavoro di Premi Bai. Porta lo spettatore faccia a faccia con la realtà della vita stagionale di un fiume. L’opera di Premi Bai realizzata con il Godavari è un sublime colore verde argilla. Rappresenta il letto fangoso di un fiume che si asciuga e si restringe poco prima dei monsoni di giugno e luglio. Al suo interno ci sono dei coccodrilli, dei pesci e un pescatore – le cose terrene come i mesi più tranquilli. Premi Bai si è divertita a dipingere questo fiume in un colore non convenzionale. Con la libertà di riempirlo a suo piacere, la sua tavolozza, presenta lo studio delizioso di un ciclo in cui l’acqua non scorre. Piuttosto, essa si allontana e la vita, in mezzo alle acque che scompaiono, rimane nonostante sia  al limite. Tutti gli artisti hanno visto acque di colore diverso. Il fiume Ganga di Gariba Tekam ricorda una visita di famiglia a Varansai.  Egli ha parlato vividamente di vedere la danza rossa e blu insieme al sole, insieme all’evoluzione della vita nell’acqua del Ganga. Dei sette, solo le acque del fiume Kaveri del giovane artista Nilesh Urveti, sono convenzionalmente color “blu cielo”. Al contrario, il fiume rosso brillante di Anand Shyam, un artista anziano, spicca audacemente tra gli altri. Il suo fiume Indo è pieno dei ricordi del villaggio – sia bui che luminosi. La Yamuna, ripresa da Kaushel Prasad, intreccia racconti mitologici e forme animali. Sulla battigia emergono le forme di una foresta piena di animali. Il fiume è costellato dalle squame e dal design caratteristico di Gond art, e il blu profondo del fiume è intrecciato con altri canali immaginari. E per ultimo, ma non per questo meno importante, è il lavoro di Kalabai Shyam, che, proprio all’inizio del progetto quando è stato chiesto di scegliere, si è rallegrato e ha chiesto che la realizzazione del fiume Narmada avvenisse per mano sua. Narmada, per il Gond, ha il più grande significato. È l’unico fiume che hanno visto tutti, al contrario degli altri fiumi che scorrono in diverse direzioni attraverso l’India, e non attraverso la regione in cui vivono. Kalabai si  è avvicinato al fiume con questo in mente ed ha popolato le sue acque con pellegrini e tutta la mercanzia del pellegrinaggio.

Le creature delle coste incantate prorompono in una cartografia che ci teletrasporta dentro e fuori, e con decisione, il viaggio dei pellegrini che avviene lungo il fiume. Non è un caso, forse, che questo fiume sia il primo a farsi strada nello studio di Tarshito in Italia. A Bari, in Italia, l’emergenza di una geografia mista è già iniziata e il viaggio dello spirito portato avanti in ogni tratto di pennello di questi artisti prende il suo prossimo avatar. In tre mesi, tutti e sette i fiumi torneranno in India, a Delhi, per ricongiungersi con i creatori all’inaugurazione della più antica galleria di Delhi dedicata esclusivamente alle arti popolari e tribali, Arte della Terra.

Questo progetto è co-creato con Tarshito da

Kaushel Prasad – Fiume Yamuna

 Kalabai Shyam – Fiume Narmanda

Premi Bai – Fiume Godavari

 Gariba Tekam – Fiume Ganga

Anand Kumar Shyam – Fiume Indo

 Venkat Raman Singh Shyam – Fiume Saraswati

Nilesh Urveti – Fiume Kaveri

Saroj Venkat Shyam – Processione

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